Ho iniziato a occuparmi di musica leggera nel 1997, scrivendo per riviste specializzate come «Musikbox», «Raro!», «L'isola che non c'era» e lo storico «Ciao 2001», diretto da Giuseppe De Grassi. Già interessato a tematiche attinenti la censura, confluite in vari lavori prodotti per la mia attività come ricercatore nell’Università, ho pubblicato nel 2001 Proibitissimo! Censori e censurati della radiotelevisione itaiana, edito da Garzanti con la prefazione di Aldo Grasso. Sono stato consulente Rai per programmi come Serata Pop, di Michele Bovi, e Off! La televisione che... meglio di no, di Luca Martera, due esperienze molto formative. Nell’Università ho tenuto anche seminari sulla storia della canzone d’autore ispirata alla letteratura antica. La voce di Mia Martini (Mimì, come la chiamavano gli amici) dal 1989 accompagna la mia vita come una fedele compagna. Ho capito la sua grandezza quando ormai era troppo tardi per poterla ringraziare. Così, come per un senso di debito irrisolto nei suoi confronti, ho iniziato a raccontarla a chi non l'aveva mai conosciuta. Ho scritto due libri su di lei e portato alla luce inediti impolverati e filmati televisivi rari. Inutilmente ho cercato un’altra voce come la sua. Per me resterà unica.
Libri
Mia Martini. L’ultima occasione per vivere
Menico Caroli - Guido Harari; con una prefazione di Giuseppe Bertè e un Ricordo di Charles Aznavour
TEA 2009 (ISBN 978-88-502-2042-7)

L’ultima occasione per vivere è il grido di vita di Mia Martini, unica, indimenticata «Lady Soul» della musica italiana, per gli amici e i fan più semplicemente Mimì. Alla vigilia del quindicesimo anniversario della scomparsa, questo libro compone per la prima volta il ritratto di una personalità appassionata e controversa, di un’artista ingiustamente bollata come «ingovernabile», tra solitudini feroci e trionfi mozzafiato, esilî metafisici e ancora nuove e più ardite risalite, fino al silenzio dell’anima.
Guido Harari, che di lei fu amico e collaboratore, nonché autore di alcune fra le sue copertine più fortunate, insieme a Menico Caroli, artefice di una fortunata serie di CD e DVD su Mimì ricchi di inediti, ha costruito un avvincente racconto per parole e immagini, arricchito dalla viva voce di Mimì e da testimonianze di amici, musicisti e familiari, in nome di un lavoro di «archeologia del rispetto» che trasporta, come mai prima d’ora, nel cuore della storia più vera dell’artista.
Qualcuno potrebbe liquidarla come l’ennesima storia sbagliata dello showbiz, e invece no. Sul ring della vita Mimì è andata al tappeto molte volte, ma ha anche assestato qualche buon gancio, caso unico di star, di autentica diva, che ha scelto, più volte, di mettersi in gioco scendendo dal suo stesso piedistallo. Mai ripiegata su se stessa, mai rassegnata, mai schiava né padrona. La sua grandezza era voler stare dentro al suo tempo, a prezzo del suo stesso mito, ebbra di una solare leggerezza e di un’inspiegabile felicità che si sprigionava nel suo sorriso da vincente, nella sua risata spezzata, nella sua indimenticabile “voce atroce”.
Un turbinio irripetibile prende le mosse dagli inizi difficili nei primi anni Sessanta dello yé-yé col nome di Mimì Berté, segnati dal complesso rapporto con il padre Giuseppe, fino all’esperienza traumatica della droga e del carcere, alla riscoperta di Dio, ai primi trionfi discografici, alla competizione con la sorella Loredana, alla stupida superstizione che ne segna la vita e il destino, fino all’ascesa come diva e icona della canzone italiana. Poi l’ansia bruciante di voltare le spalle a un mondo fatuo e inconsistente al quale, a soli vent’anni, sente già di non appartenere, e al successo, quello vero, trovato proprio quando lei non lo cerca più, che la catapulta dall’underground romano ai palcoscenici di mezzo mondo. Sono i «diamanti e stelle» ai quali lei stessa dà un calcio, tutt’altro che simbolico, nell’immagine di una delle sue copertine più rappresentative, quella del disco Danza. Poi il buio, la rinascita e ancora buio, più fitto, finale.
Per Mimì non c’era differenza tra palcoscenico e vita vera. Quando si sentiva imbrigliata, svenduta, tradita, dava fuoco a tutto, senza chiedere permesso, senza pretendere nulla. Ballava la vita con la morte nel cuore quando nel ‘95 un altro brusco cambiamento di rotta, di quelli a cui ci aveva da sempre abituati, ha spento la sua luce. Questo libro intende riaccenderla. Con gioia e con rispetto. Con gratitudine. Con amore.
Monumentale l’apparato iconografico che presenta per la prima volta oltre cinquecento illustrazioni, in gran parte inedite, tra appunti personali, lettere, manoscritti di canzoni, partiture, fotografie e provini delle photo session più famose, ritagli di giornale, rare copertine di dischi e memorabilia e, in più, l’ultima intervista a Mimì, rimasta inedita fino ad oggi, realizzata da Maurizio Gregorini nell’aprile 1995. Il tutto reso unico e prezioso dai ricordi del padre di Mimì, Giuseppe, e delle sorelle Loredana e Olivia, di Biagio Antonacci, Giorgio Armani, Charles Aznavour, Claudio Baglioni, Pippo Baudo, Caterina Caselli, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Maurizio Fabrizio, Ivano Fossati, Roberto Galanti, Dori Ghezzi, Enzo Gragnaniello, Bruno Lauzi, Domenico Modugno, Roberto Murolo, Maurizio Piccoli, Carlo Alberto Rossi, Vasco Rossi, Enrico Ruggeri, Shel Shapiro, Silvia Tortora e Ornella Vanoni.
Proibitissimo! Censori e censurati della radiotelevisione italiana
Menico Caroli; prefazione di Aldo Grasso
GARZANTI 2003 (ISBN 88-11-59748-X)

«La censura è come un filo rosso (o nero) che percorre la tessitura della grande storia dello spettacolo e la sua pretesa segreta è quella di aggiungersi, con il suo colore, all'intreccio del tutto. Cara, vecchia censura, così visibile ed esplicita da mettersi in ridicolo da sola, così rigida da creare alternative retoriche di grande pregio linguistico, dall'allusione alla reticenza, dalla parafrasi alla sineddoche!» (dalla Prefazione di Aldo Grasso)
Ci sono state epoche in cui non si potevano ascoltare Crapa pelada e Pippo non lo sa, e poi Modugno («nun me 'mporta 'e chi t'ha avuto») e Il cielo in una stanza, e i brani di Celentano, Gaber e Dalla venivano «corretti». Saint Louis Blues diventava La tristezza di san Luigi e le gambe della ballerine dovevano essere inguainate in calzamaglie a righe. Non era lecito dire «alcova», «divorzio», «verginità», «gozzoviglie», e neppure «membri del Parlamento» o «amante della libertà». Si tagliavano i versi di Carducci e Pascarella, le commedie di Eduardo e La dolce vita. I gialli dovevano essere ambientati in Sudamerica, uno sketch sugli infortuni sul lavoro si pagava con il licenziamento da Canzonissima e si bruciavano gli archivi con i filmati delle manifestazioni sindacali.
La storia dei mezzi di comunicazione è prima di tutto la storia di quello che si può dire e degli argomenti di cui non si può parlare. A segnare la loro evoluzione non sono solo le censure autoritarie, ma anche le varie forme di autocensura, spesso incoraggiate da «norme di comportamento» e «codici di autodisciplina» che prestano maniacale attenzione al linguaggio e ai gesti, alla sfera politica e religiosa e naturalmente al sesso, tenendo sotto stretta sorveglianza annunciatori e redattori dei notiziari, le inchieste e i varietà, ma soprattutto comici e satirici, soubrette e cantanti. Seguendo le mosse degli uni e degli altri aiuta a comprendere l'evoluzione del costume di un'intera società.
Menico Caroli racconta con brio e precisione le vicende di censori e censurati della radio e della televisione italiana, dagli anni del fascismo alla Seconda repubblica: gli scandali che hanno segnato un'epoca, suscitando campagne moralizzatrici o rivolte libertarie, ma anche episodi dimenticati, che mettono in luce meccanismi meno evidenti di controllo. Compresa la forma più attuale e sottile di censura: quella possibilità di dire e fare tutto ciò che rende ogni immagine simile alla precedente, pone sullo stesso piano realtà e finzione, disarticola ogni gerarchia rendendoci tutti «animali da confessione televisiva». Finché una nuova, esplicita censura - come quelle di cui siamo stati testimoni in questi mesi - non riaccende le nostre passioni civili.
Mia Martini. Il mio canto universale
Menico Caroli; prefazione di Giuseppe Bertè
TARAB 1999 (ISBN 88-86675-99-2)

«Dopo la tempesta, la quiete, il sereno, la luce - quella che dà calore e conforto - dopo tante sofferenze morali derivate dalla pochezza di quanti si sono dati a pubblicare vere miserie solo per ostentazione di se stessi, è arrivata finalmente quest'opera, che si distingue per la serietà d'impegno, per l'onestà di intenti, per le eccezionali capacità di analisi e di interpretazione dell'autore.» (dalla Prefazione di Giuseppe Bertè)
Questo libro costituisce un primo tentativo di lettura di una carriera lunga e contrastata.
Il filo conduttore è rappresentato dall'emozionante patrimonio musicale che la cantante ha costruito negli anni, avvalendosi di un repertorio quanto mai vicino alla sua personalità di donna e di artista.
In ogni capitolo figurano testimonianze di personaggi a lei vicini. Dagli amici cantautori agli art directors, fino ai tecnici del suono, gli arrangiatori e i musicisti: tutti i fautori del suo successo si sono prestati a rievocare i ricordi più belli di quelle collaborazioni. Ricordi teneri e affettuosi, ma a volte implacabili nel mettere a fuoco i meccanismi perversi del mondo dello spettacolo.
Il tutto si rapporta al «film fotografico» della sua carriera, con oltre cento fotografie realizzate da musicisti, amici e familiari dell'artista. Completano il lavoro una rassegna di rarità e memorabilia, compreso il catalogo illustrato della sua quotatissima discografia internazionale. Mia Martini è infatti l'artista più amata dai collezionisti italiani secondo un recente sondaggio promosso dal mensile specializzato Raro!, che l'ha vista trionfare su illustri colleghe come Mina e Patty Pravo. La morte, insomma, non ha sminuito la popolarità di quest'artista grande e sfortunata, che ora è possibile conoscere da vicino in questo lavoro realizzato dall'autore in collaborazione con Gordon Faggetter, Ivano Fossati, Maurizio Fabrizio, Roberto Rocchi, Luciano Tallarini e molti altri ancora.
Compact disc e Dvd
Articoli

L'ISOLA CHE NON C'ERA N. 36 (5-6/2005). Copertina + pagine 6-12. Servizio: «Io, Mia Martini». Intervista: «Ivano Fossati: Mimì, la dedizione fatta persona».

RARO! N. 167 (6/2005), pagina 81. Recensione: Vincenzo Incenzo, «Il sorriso d'avorio d'una ragazza d'ebano», Lieto Colle Editore.

RARO! N. 166 (5/2005), pagine 18-23. Servizio: «Mia Martini. Le antologie su compact disc (1988-2004)».

RARO! N. 157 (7-8/2004), pagina 82. Recensione: «Camaleonti. 40 anni di musica e applausi», Nelida Music/Nar International.

RARO! N. 156 (6/2004), pagine 14-17. Servizio: «Mia Martini. Le antologie in vinile (1976-1993)».

RARO! N. 121 (4/2001), pagina 24. Recensioni: Giuseppe De Grassi, «Maledetti amici», Edizioni Eri/Rai; Lino Patruno, «Una vita in jazz e non solo...», Pantheon Edizioni.

RARO! N. 111 (5/2000), pagine 60-65. Servizio: «Camaleonti. Gli anni del pop-romantico (1976-1993)».
CIAO 2001 N. 5 (6/2000), pagina 44. Recensione: Peter Guralnick, «Careless Love», Tarab Edizioni.
CIAO 2001 N. 4 (5/2000), pagine 17-18. Servizio: «Mia Martini. Mimì sarà».
CIAO 2001 N. 4 (5/2000), pagina 42. Recensione: Piero Pelù-Massimo Cotto, «Perfetto difettoso», Mondadori. Recensione: Nino Di Franco, «Per Elisa. Storie, visioni, fantasie», Arcana.
CIAO 2001 N. 2 (3/2000), pagina 42. Recensioni: Felice Liperi, «Storia della canzone italiana», Edizioni Eri/Rai. Gianni Lucini, «Mina. La sua vita, i suoi successi», Sonzogno.

RARO! N. 103 (9/1999), pagine 76-81. Servizio: «Mia Martini. Discografia internazionale».
MUSIKBOX N. 16 (4/1998), copertina + pagine 4-13. Servizio: «Mia Martini (1968-1971)».
MUSIKBOX N. 16 (4/1998), pagina 46. Recensione: Paolo Jachia, «La canzone d'autore italiana 1958-97», Feltrinelli. Recensione: Enrico Giacovelli-Viviana Ponchia, «Non dimenticar queste parole», Gremese Editore.
MUSIKBOX N. 14 (2/1998), copertina + pagine 4-15. Servizio: «Camaleonti si nasce... (1965-1972)».
MUSIKBOX N. 13 (1/1998 - copertina a tiratura limitata), pagine 20-23. Servizio: «Festivalbar 1972».
MUSIKBOX N. 13 (1/1998), pagine 20-23. Servizio: «Festivalbar 1972».
MUSIKBOX N. 12 (12/1997), pagine 38-46. Servizio: «Questa è Mimì Bertè».
MUSIKBOX N. 11 (11/1997), pagine 41-46. Servizio: «A come... Alice».
MUSIKBOX N. 11 (11/1997), pagina 33. Recensione: Adriano Celentano, «Chi non lavora non fa l'amore», Clan.
MUSIKBOX N. 10 (10/1997), pagina 37. Recensione: «Mia Martini, Mi canto espanol», Bmg-Ricordi.
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